LA NECROPOLI DI MACCHIABATE

Gruppi di tombe della Necropoli di Macchiabate 

  1. TEM “Temparella”                       

  2. CR “Cerchio reale”                   

  3. AE “Area Est”               

  4. TS1 “Tomba strada 1”

  5. TS “Tombe strada”

  6. LE “ Lettere” (area non visitabile)

  7. UL “Uliveto”                              

  8. VI ”Vigneto” (area non visitabile)            

  9. DL “De Leo” (area non visitabile)

  10. CO “Collina sett. 82”

Cartografia parziale della necropoli di Macchiabate con indicazione delle aree indagate. Vigneto, Uliveto, Lettere, Temparella, Cerchio Reale: scavi Zancani Montuoro; De Leo, Strada, Est: scavi università di Basilea (Cartografia CTR Regione Calabria; elaborazione Università di Basilea, Progetto Francavilla).

Introduzione

L’area della necropoli si estende ad est del Timpone Motta lungo un terrazzo pianeggiante posto tra il torrente Dardania ad ovest ed il Raganello a sud. Il sito, ampio e pianeggiante, venne scelto dagli Enotri di Francavilla come luogo di sepoltura vicino alle loro case ed in una posizione paesaggistica tra il mare e la piana del Crati. Essi potevano così abbracciare con lo sguardo il complesso delle tombe “a cumulo” in cui si distinguevano quelle più grandi per gli uomini, quelle medie e arrotondate delle donne e quelle piccole e circolari dei bambini divise nei gruppi dei clan e delle famiglie che componevano il tessuto sociale di quella che fu probabilmente la città di Lagaria. Questo “paesaggio degli antenati”, visibile anche da lontano, fu utilizzato dagli Enotri tra il IX ed il VI secolo a.C. anche con funzione apotropaica come protezione spirituale in un periodo di grandi trasformazioni che vide appunto iniziare la storia con l’arrivo di popolazioni greche sulla costa ionica della Calabria.

Gli scavi

L’ampia estensione dell’area funeraria è stata confermata dai saggi effettuati in più punti in località Macchiabate (aree Lettere, Uliveto, Vigneto, Strada, Cerchio Reale, Temparella, De Leo, Cima, Area Est, area Collina-settore 82) mentre altri nuclei si nascondono sotto la macchia mediterranea che ricopre gran parte del sepolcreto come attestato da rinvenimenti sporadici. Le ricerche archeologiche svolte da Paola Zancani Montuoro tra il 1963 ed il 1969 hanno riguardato le zone di Timparella, Cerchio reale e tomba strada dove sono state individuate circa 150 tombe ad inumazione coperte da cumuli di pietre di varie dimensioni.

A partire dal 2009 le ricerche archeologiche sono riprese a cura dell’Università di Basilea guidata da Martin Guggisberg . Il progetto ha l’obiettivo di chiarire il rapporto tra le tombe singole, del tipo della tomba “Strada”, e le grandi tombe a tumulo, conosciute ad esempio nelle aree del Cerchio Reale e della Temparella. Le indagini, tutt’ora in corso, hanno riguardato l’area posta nord ovest della “Tomba Strada”  (2009-2016), quella ad Est del “Cerchio reale” (Area Est – 2015-in corso) e quella definita “Collina sett. 82” a sud-ovest di Macchiabate. (2018- in corso). Le campagne di scavi sono state precedute da indagini georadar e geomagnetiche nella zona a nord della Tomba Strada e in altre aree della necropoli di Macchiabate che hanno permesso di individuare varie strutture tombali nell’area del terrazzo naturale su cui estendeva la necropoli.

Le fasi di utilizzo della necropoli e l’evoluzione della società degli Enotri

La cronologia delle tombe di Macchiabate, in base alle ricerche effettuate, attraversa un periodo storico che va dall’825 a.C. al 525 a.C. offrendoci informazioni importanti sugli aspetti culturali e sociali degli Enotri di Lagaria-Francavilla .

Nella prima fase (825-775 a.C) di utilizzo della necropoli (cerchio reale e tombe Strada 1, 2, 4, 5, 8) le deposizioni sono da riferire a “capi importanti e dal prestigio leggendario” sepolti con ricchi corredi in tombe monumentali, intorno a cui si dispongono tombe sontuose di altri membri delle famiglie dominanti (Temparella 1,2,3). Essi rispecchiano verosimilmente gruppi sociali aristocratici a capo di una struttura verticistica sul tipo delle comunità proto urbane dell’Italia tirrenica, la cui posizione sociale si basava sulla proprietà terriera, sul controllo del territorio, delle vie di comunicazione e delle materie prime.

Verso la metà del sec. VIII a.C. si ha un aumento delle tombe di donne di alto rango (Temparella 60, 63) forse a seguito di un cambiamento sociale che vede queste “principesse” assumere un ruolo sempre più importante nell’economia familiare (filatura, tessitura, riti religiosi) oltre a quello di procreatrici.

I corredi degli uomini dimostrano che i capi dei clan familiari (Temparella 40, 41), oltre alle armi per la difesa del villaggio, utilizzavano strumenti per la cura di vigneti e oliveti e la produzione di case di legno e forse barche.

Un primo cambiamento si nota a partire dal 725 a.C con l’aumentare dell’influenza culturale greca dovuta alla fondazione di Sibari in cui le tombe presentano meno ornamenti personali, mentre aumenta l’uso di ceramiche di importazione. Le tombe di “donne benestanti” (Temparella 8, 88) contengono coppe e phialai di bronzo (tazze per le libagioni) per il vino, che confermano la pratica di cerimonie di tipo greco.

Nel corso del sec. VII a.C. con l’affermarsi del potere politico di Sibari è evidente una profonda ristrutturazione dell’acropoli e dell’abitato che provoca la diminuzione delle tombe ed un ulteriore impoverimento dei corredi sprovvisti di gioielli e di vasi di bronzo, ma contenenti coppe per bere di tipo greco. In effetti l’arrivo dei Greci ha forse causato una crisi nell’equilibrio sociale e culturale delle comunità enotrie privando le aristocrazie della loro prosperità economica e amalgamando la tradizione culturale e religiosa in riti comuni, in cui però restano vivi alcuni aspetti distintivi dei due popoli.  I clan della tradizione enotria in questa fase si riducono a famiglie nucleari, ciò anche a causa di un spostamento di gruppi di lavoratori verso la nuova poleis di Sybaris. A questa contrazione dell’insediamento corrisponde un crollo nel numero delle deposizioni nella necropoli di Macchiabate. Le tombe della seconda metà del VII secolo a. C. presentano corredi ridotti, privi di fibule, mentre le offerte più importanti vengono donate alle divinità dell’acropoli.

Un’ulteriore fase è individuabile nel VI secolo a.C. quando un aumento delle deposizioni é da collegare ad una più intensa frequentazione dei pianori inferiori dell’insediamento. Le sepolture proseguono quindi con ritmo costante per esaurirsi entro la fine del VI secolo. Questo ha fatto ipotizzare che una parte della popolazione locale trasferitasi (volontariamente o involontariamente) nella metropoli greca nei primi anni della fondazione, sia ritornata al villaggio di origine proprio nel periodo in cui Sybaris va affermandosi come una delle colonie più ricche della Magna Grecia. I materiali rinvenuti nelle tombe di questo periodo testimoniano di corredi ricchi di ornamenti e ceramiche greche (coppe ioniche, pissidi, aryballoi) che attestano la presenza di una società proto-urbana collegata alle attività del santuario di Athena sull’acropoli con fiorenti attività artigianali specializzate. Per il rapporto Greci-Indigeni vale quindi in sostanza quanto già affermato tempo fa da Renato Peroni  “Agli Strati sociali egemoni indigeni subentreranno, a volte eliminandoli, a volte sovrapponendovisi in associazione simbiotica, i dominatori greci …”

Tipologia delle tombe:

Le tombe della necropoli di Macchiabate sono del tipo ad inumazione scavate nel terreno,  generalmente di tre tipi costruttivi differenti. Le strutture tombali “monumentali”, costituite da una grande fossa rivestita di pietre con base pavimentata e segni di monumentalizzazione all’esterno caratterizzati da pietre di grandi dimensioni (Cerchio Reale e TS1) o filari di pietre tipo muretti di recinzione (T. 11 AE).  Le tombe circolari o rettangolari di dimensioni minori, costituite da una fossa poco profonda, senza rivestimento né pavimentazione (scheda LE 4). Infine il tipo della tomba a enchytrismos (scheda TS. 10 ), ossia una sepoltura di neonato deposto all’interno di un grosso vaso in ceramica.

La forma delle tombe é ellissoidale per gli adulti, circolare per i bambini. La copertura è formata da uno o due strati di grosse pietre in ciottoli fluviali e terra con accumuli che in alcuni casi formano dei tumuli arrotondati.

La deposizione del defunto avveniva spesso all’interno di casse in legno di cui a volte restano i segni dello spazio risparmiato sui pavimenti in lastricato di pietre piatte. Riguardo le deposizioni per l’età del Ferro è accertata una prevalenza di inumati in posizione rannicchiata, sul fianco destro per gli uomini e sul sinistro per le donne. In età greca arcaica il rito prevalente è invece quello dell’inumazione distesa supina, sebbene due tombe femminili presentino l’uso del rannicchiamento ed una maschile pare riferirsi alla pratica della cremazione.

Dopo la sistemazione del corredo e a volte un rito con offerta di cibo  bruciato sul posto, si procedeva al riempimento della fossa con pietre disposte sui lati  che diventavano la base su cui erigere il tumulo formato da ciottoli di fiume. Non è chiaro se alcuni vasi del tipo a bombarda venissero messi all’esterno per raccogliere offerte per il defunto (Zancani) oppure questi vasi fossero ad enchytrismos in cui erano posti bambini collegati al gruppo familiare del tumulo.

Ipotesi ricostruttiva delle strutture funerarie di Francavilla Marittima, sezione e pianta (da Altomare 2014 p. 100 fig. 4).

QUADRO CRONOLOGICO DEI GRUPPI TOMBE MACCHIABATE DISTRIBUITI SECONDO LE TRE FASI DA USARE NELLA RICOSTRUZIONE 3D DEL SITO