A partire dalla metà del VII secolo a.C. nell’abitato del Timpone della Motta cominciano ad essere costruite case in muratura, modello architettonico che diverrà dominante in epoca arcaica (VI secolo a.C.).
In queste epoche le case assumono la planimetria di forma rettangolare, con estensioni di circa 15 x 6 m e suddivisioni in tre o quattro ambienti. In alcuni casi gli edifici presentano un corridoio esterno su uno dei due lati lunghi delle strutture, che costituisce una sorta di porticato coperto dove si potevano svolgere i lavori di casa. La suddivisione interna, probabilmente, è dovuta alla differenziazione funzionale degli spazi, con ambienti che, ad esempio, vengono destinati alle attività di cucina e preparazione dei cibi.
Dal punto di vista strutturale le case vengono realizzate con uno zoccolo di fondazione formato da ciottoli fluviali, legati con terra pressata, che potevano essere recuperati in abbondanza nel letto del vicino fiume Raganello. La fondazione in pietra aveva lo scopo di isolare l’unità abitativa ed evitare che dal terreno risalisse l’umidità sulle pareti.
L’elevato delle case era costruito tramite l’uso di argilla cruda. Poteva essere realizzato impiegando mattoni di argilla essiccati al sole, che venivano impilati per formare la muratura; oppure, una tecnica alternativa poteva essere quella cosiddetta del pisè, che prevede l’uso di cassoni di legno provvisori nei quali colare e pressare l’argilla, rimuovendo l’intelaiatura una volta che la terra si essicca.
Il tetto delle case era formato da grandi tegole con listello arrotondato e coppi a sezione pentagonale, che si agganciavano tra loro così da creare un doppio spiovente che favoriva il defluire delle acque piovane. Il piano di calpestio delle abitazioni era realizzato con terra battuta pressata, mentre la porta d’ingresso era costituita da assi in legno.